La formazione artistica di Raffaello Sanzio iniziò presso il padre il pittore Giovanni Santi.Furono un riferimento essenziale per il giovane artista Piero della Francesca :per la sintesi spazio-forma-colore e il Laurana,riguardo a proporzione sublime.Verso il 1495 Raffaello entrava a bottega del Perugino in Perugia e attraverso a lui apprese elementi fiorentini,e fu un momento importante perchè le connotazioni stilistiche del Perugino segnarono profondamente l'arte di Raffaello.
La prima influenza documentabile è nella Natività della predella della pala di Perugino a S. Maria Nuova di Fano (1497) dove una musicalità esile e amabile ma fuori d'abbandoni, stacca dal clima del maestro;altrettanto nell'affresco della Madonna leggente col figlio, nella casa paterna di Urbino, con un fare peruginesco accordato a purezza pierfrancescana (e ad un ricordo del Botticelli). Dello stesso tomo, lo stendardo per i Confratelli della Carità di Città di Castello (Pinacoteca locale) con la Crocifissione e la Madonna di Misericordia sulle due facce: vi si elabora una maestosa ma timida distribuzione delle forme nello spazio, con raro senso del valore di tensione degli intervalli. Raffaello ha circa 15 anni e sorprende per la sua completa dedizione e disposizione alla pittura,tanto che lo chiamano già maestro.
Lo stendardo molto rovinato della pinacoteca di Città di Castello, con la Crocefissione e la Creazione di Èva, ha paesaggi emananti una dolcezza affine a quella della Crocefissione Mond (Londra, Natìonal Gallery) del 1503, dove nitidi smalti s'accordano a timbri teneri, con riaccensione del patetismo peruginesco, purificato dal nitore e insieme dalla tepida e palpitante morbidezza delle forme (con sostenutezza forse appresa da fra' Bartolomeo della Porta). Alla sua predella appartenevano il Miracolo di S. drillo (Museo Nazionale di Lisbona) e il Miracolo di S. Gerolamo (Richmond, già
collez. Cook), piccoli gioielli per purezza di cuore, grazia trepida, abilità sorprendente d'articolazione, valore di richiamo a sé del paesaggio. Fu iniziata contemporaneamente e proseguita alternando, con minore felicità di fusione degli elementi ma con maggiore apertura a nuove soluzioni, la Incoronazione della Vergine ora ai Musei Vaticani, allogata nel 1502 per S. Francesco di Perugia e compiuta nel 1503, comparendovi le prime impostazioni emicicliche di figure, basilari per i massimi capolavori di R. frescante. Nella predella con l'Annunciazione, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione al tempio, dove Perugia e Firenze riannodano legami complessi, si preparano moduli figurali e architettonici che preannunciano sensibilità rielaborate e portate a mirabile fusione nello Sposalizio della Vergine (Milano, Brera) eseguito nel 1504 per S. Francesco di Città di Castello:al di là di qualche ridondanza o gracilità di schermo in panneggi, superbo è l'aprirsi del solenne nicchione d'aria, di capienza sensibilizzata dal tempio, culturalmente bramantesco e poeticamente solo raffaellesco. Di poco precedenti due ritratti d'uomo: in posa frontale quello della Galleria Borghese di Roma, di tré quarti quello della collez. Liechtenstein a Vaduz, più morbido e peruginesco il primo, di più incisivo grafismo e particolarismo, collegato alla precisione di dettagli del paesaggio, il secondo. La Madonna Diotallevi (musei di Berlino) del 1503-04, preannuncia la monumentalità, il rigorismo, e al contempo la scioltezza di evoluzioni plasticolineari inteme a composizioni piramidali, che stanno per trovare il loro assestamento al nuovo contatto diretto di R. con Firenze, nell'autunno 1504: trovandosi di fronte al Vinci della Gioconda, al Buonarroti del tondo Doni ed al sorgere, di li a poco, dei cartoni dei due grandi per il Palazzo Pubblico. Ecco allora, il tondo della Madonna di Terranova (musei di Berlino) dalla squisita, leggermente intellettualistica, calibratura su schema crociato;
poi, ancora a fine anno, il tondo della Madonna (Leningrado, Ermitage) uno dei punti più alti e puri della carriera raffaellesca; scomparsa ogni impalcatura schematica, il tenero e compatto blocco plastico delle due figure evolve nella fusa conca emisferica del paesaggio, se ne stacca come frutto sbocciante e vi si raccoglie come in alveo; natura e persone accordano le loro statiche e dinamiche, bilanciandole in un risultato di armonia assoluta e classica.
Nel corso del 1504 stanno alcuni ritratti dal carattere acerbo : Elisabetta Gozaga , Emilia Pia di M ontefeltro, Giovane con mela
(Uffìzi); più acuta e perfino un acerba e baldanzosa la connotazione psicologica nell'Autoritratto della Pinacoteca di Monaco, con sfondo di paesaggio di evidente derivazione dal Memling.
La celebre Madonna del Granduca (Firenze, Pitti) accoglie la suggestioni leonardesche:impianto a tre
quarti,monumentalità e un certo distacco.
La cosiddetta Gravida (Firenze, Pitti) è da un lato più rigida della Doni, più a personale » nel carattere, con intensità di colore un'altra volta richiamante a Venezia (tramite il fiorentino Fra' Bartolomeo colà trascorso o il bresciano Savoldo di passaggio a Firenze).
E' del 1507 la grande Deposizione per S. Francesco al Prato di Perugia (Roma, Galleria Borghese) di cui tre tondini di predella con le virtù teologali in monocromo sono ora alla Pinacoteca Vaticana. La tavola, che collega in unica scena il trasporto del Cristo morto e lo svenimento della Madre, impegnò profondamente l'artista che indugiò a lungo in revisioni della prima idea attraverso numerosi disegni (oggi ubicati a Londra, Oxford, Parigi, Firenze ed in collezioni private), maturandovi una definizione d'insieme altissima per senso drammatico e lirico, per trama di colore e di luce, per fluidità anche nelle involuzioni dei ritmi. Del 1507 è la Sacra Famiglia Canigiani (Monaco, Alte Pinacothek), nel quale prevale la solita struttiura piramidale,mentre nella piccola Sacra Famiglia dell'Agnello (Madrid, Prado) meno intellettuale e più nuova nell'amabile scalatura, spazialmente ricca di interferenze.La Madonna Bridgewater (Londra) è caratterizzata da una tensione lineare e spaziale del Bambino; la Madonna Colonna (musei di Berlino). La Bella giardiniera ubicata al Louvre del 1507-08 ha connotati leonardeschi e raggiunge una nuova sintesi spazio-luce.
La Madonna Tempi (Monaco, Alte Pinacothek), fra le più belle di Raffaello, innalza contro il cielo il gruppo ad esaltare un umanesimo che è rigogliosa maturazione d'una pienezza integrale di vita. Sia essa, o meno, fra le ultimissime cose del Sanzio prima di giungere a Roma, può porsi, per lo spirito che la pervade e la perfetta calibratura fra intelletto e sensi, come il miglior preludio ai primi e migliori affreschi romani.
Con la chiamata a Roma da parte del pontefice Giulio II (circa 1508) Raffaello iniziò il suo lavoro al nuovo appartamento papale, dove c'erano già opere del Perugino, Sodoma, Bramantino e Peruzzi ,per il rinnovamento delle quattro sale in cui, avevano già dipinto Piero della Francesca, Luca Signorelli e il Della Gatta.
La Stanza della Segnatura, seconda nella posizione e prima in ordine di lavoro, fu affrescata tra la fine del 1508 e il 1511, su programma umanistico (teologia, filosofia, giurisprudenza civile e canonica, poesia) .
Sulla volta Raffaello mantenne la parte di piccole scene già composte dal Sodoma e inserì otto figurazioni maggiori: Personificazioni delle categorie neo platoniche, Giudizio di Salamone, Primo moto universale, Apollo e Marsia, Adamo ed Eva, ma lasciò l'esecuzione di questi ultimi al Sodoma.
Nel 1509-11 nella stanza della segnatura dipinse la Scuola d'Atene,altro ampio affresco che raffigura l' assemblea delle cure e degli interessi terreni, si concretizza sotto il segno del grande edificio romano-rinascimentale, nutrito tanto di pensieri del Bramante quanto d'una straordinaria cultura archeologica dello stesso Raffaello.
I saggi dell'antichità nel tempio della filosofia hanno le sembianze di artisti moderni molto cari a Raffaello.Platone,al centro, ha le sembianze di Leonardo.Eraclito è rappresentato da Michelangelo.Euclide , inclinato sulla lavagna è Donato Bramante.
Il cartone preparatorio della Scuola (Milano, Ambrosiana) sottolinea una viva impressione dalla mobilità pittorica di Leonardo e l'affresco ne serba traccia; ad affresco compiuto R. aggiunse la figura di Eraclito, stilisticamente collegata al recente scoprimento della volta della Sistina.
Verso la metà del 1511 Raffaello eseguì , alla villa Farnesina dei Chigi, Il tronfo di Galatea nel quale risultano interventi di Giulio Romano.
Il tema è di origine classica (Ovidio ,Teocrito e Apuleio) e sembra riferirsi alla pittura di Michelangelo.La modella che posò per la figura di Galatea è la stessa della S.Caterina di Londra.
La Stanza dell'Eliodoro ebbe i suoi affreschi tra la seconda metà del 1511 e il 1514.
La cacciata di Eliodoro rappresenta gli interventi di Dio in favore della chiesa con chiari riferimenti in favore della politica di Giulio II.Il tema è la confisca del tesoro al tempio di Gerusalemme per conto degli occupati babilonesi.
Del 1512 è la Messa di Bolsena ,dove l'artista rinnova il principio luministico generatore della scena, con più ampia maestà e raccoglimento.La cromia è visibilmente di matrice veneta,mentre il gruppo dei prelati dietro al pontefice fu forse dipinto da Lorenzo Lotto.Del 1513-14 è la liberazione di S.Pietro,episodio ricordato negli atti degli apostoli:al centro Pietro,il primo Papa viene destato nella prigione di Gerusalemme da un angelo che lo conduce alla libertà.
Del 1515-16 è pure il Ritratto del vescovo Inghirami al museo di Boston, replicato con intervento personale, anche se non integrale, del maestro nella redazione di palazzo Pitti:una delle prove stilistiche più alte per semplicità e icasticità d'impianto, per fissazione di carattere, per ironica insinuazione. Il Baldassar Costigliene del Louvre, del 1514-15, è un altro punto eccelso: trasfigurato dalla luce vibrante secondo i princìpi avviati dalla Messa di Bolsena, ad espressione d'una interiorità dall'acume, dalla versatilità, dal celato fuoco, pari al riserbo. Ed è, di nuovo, uno dei momenti più cosiddetti " veneti" per via dell'evidente impianto cromatico.Con il ritratto della Velata (Firenze, Pitti) l'artista mantiene una calibratura umanistica ponendo anche in risalto un linearismo ed un'attenzione per il dettaglio che si evidenzia nella singolare elaborazione e nel colorismo brillante della manica dell'abito.
Nel 1516 Raffaello aveva dato schizzi per alcune storiette della decorazione pittorica della Stufetta del cardinale Bibbiena in Vaticano, ornata a grottesche, riquadri di putti, mitologie di soggetto erotico, complesso peraltro affidato agli aiuti non solo per l'esecuzione (Giulio Romano, il Peruzzi e altri), ma parzialmente anche per l'inventiva, ispirata alla decorazione classica della Domus Aurea.
Di altra mole l'impresa degli affreschi decorativi alla Loggia di Psiche nella villa Farnesina dei Chigi; la loggia aperta fu concepita a guisa di pergolato, distendendo sulla volta due grandi scene in finti arazzi, contornati da una fascia di pennacchi e lunette triangolari; R. diede disegni per l'insieme e per singole parti (pochi sono i superstiti); ma il lavoro fu eseguito entro il 1517 interamente da aiuti. Freschissima, leggiadra, ariosa l'invenzione; l'esecuzione naturalmente rese più greve il progetto aereo, senza togliergli il fascino di grazia quasi campestre, dottamente insaporata di raffinata cultura.
Ma la grande impresa è, la decorazione delle Logge Vaticane tra il 1517 e la metà del 1519. Il Sanzio aveva operato anche al compimento architettonico dell'edificio stesso. Le tredici arcate delle'Logge comprendono nelle volte 52 affreschi (quattro per campata) con Storie del Vecchio e Nuovo Testamento in riquadrature esagone, rettangolari o centinate, inquadrate da reticolati con angeli. Le pareti e i pilastri sono invece ornati a stucco con un repertorio di inesauribile fantasia (grottesche figurette), motivi architettonici schematizzati e irrealizzati, vegetali, mitologie, ritrattini e perfino riproduzioni d'opere celebri dell'antichità e del Rinascimento d'ispirazione classica ellenistico-romana .Biblici sono i soggetti a monocromo dello zoccolo. Raffaello ideò il complesso di storie delle volte fornendo anche disegni per singole storie e sopraintese all'esecuzione diretta da Giulio Romano e dal Peruzzi, assistiti da Giovanni da Udine e Perin del Vaga, specializzati ornamentisti , da Pellegrino da Modena, Polidoro da Caravaggio tirocinante, Raffaellino del Colle. Nelle storie bibliche si sviluppa un inedito mondo visivo, spesso sorretto da una tecnica sua peculiare, veramente « compendiaria », destinato a operare come uno dei fondamentali fatti rinnovatori della storia della pittura del secolo, con conseguenze importanti fino al 700.
La Loggetta vaticana, ritrovata nel 1906 ma criticamente ricuperata solo nel 1943-46, fu compiuta nel 1519 su ideazione di R. ed esecuzione dei principali aiuti già attivi alle Logge; la decorazione consta di grottesche, storiette, vegetali, architetture di fantasia, curiosità archeologiche, allegorie delle stagioni, ecc. Dal 1515 Raffaello s'era impegnato per un'altra grande impresa: la prestazione dei cartoni per una serie di arazzi (nove superstiti, originariamente forse undici) degliA ti degli Apostoli, per la Cappella Sistina, compiuti forse entro il 1517. Sette cartoni sono ancora conservati (Londra, Victoria and Albert Museum). Bellissimi soprattutto quelli della Pesca miracolosa e della Consegna delle chiavi, ritmati su un'ampiezza spaziale solenne. Non estraneo fu un recente incontro di Raffaello con gli affreschi di Masaccio a Firenze. La decorazione dell'ultima delle quattro Stanze vaticane fu appena progettata e
iniziata tra il 1517 e il 1520.
I dipinti su tavola dell'ultimo biennio non sono più, in nessun caso superstite, completamente autografi. La Visione d'Ezechiele (Firenze, Pitti) definisce in piccolo formato una idea di grandiosità, esaltante senza retorica; il ritratto di Leone X e due Cardinali (Firenze, Uffizi) organizza una sinfonia di rossi, vivi o soffocati, e di* ori, in un ambiente di soffusa, palpitante atmosfera che lega in sospensione magica l'aggressività dei tré caratteri silenziosamente sondati, fra loro estranei. Il grande 5. Michele arcangelo del Louvre, eseguito per Francesco I di Francia, è un'invenzione singolare e capitale nella storia degli sviluppi tardo raffaelleschi in direzione di spinto manierismo, postulando nel vortice dei moti un nuovo ordine mentale, ma se ne può apprezzare solo l'impianto sotto i rifacimenti. Contemporanea, la Sacra Famiglia di Francesco I (Parigi, Louvre), sempre con ampia parte alla mano di Giulio Romano ma di ammirevole articolazione ed eleganza, con grazie e fervori che si potrebbero dire precursori delle opere del
parmigianino. (tratto da: libricom.it)
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